Ma ricorda che sei donna

di Marco Tamanti

Se una donna esce allo scoperto

I suoi occhi sono fra i più intensi che io abbia mai visto in una donna. Bellissimi, incorniciati dalle folte sopracciglia. Uno sguardo intenso è difficile da dimenticare, quando l’hai incontrato. Esprime intelligenza, esprime profondità. Spesso, esprime passione.

Già, passione. La passione che può essere frutto di amore fra due persone, di amore per una professione che magari diventa una missione. Oppure per uno sport. Bella la passione per lo sport: ti cattura, uomo o donna che tu sia.

Attenta a dove metti i piedi

Già, bella, la passione. Ma se ad esprimerla è una donna…beh, allora occorre attenzione, occorre guardare bene dove si mettono i piedi, per evitare di calpestare una mina, che inevitabilmente salta, e fa molto male. Vale a dire, per evitare di urtare la sensibilità di qualcuno che non si è accorto che mentre guardava il suo sport preferito, il mondo stava nel frattempo cambiando.

Perchè a Maria Isabel Rodriguez Rivero, per tutti Misa Rodriguez, ragazza del 1999, piace talmente giocare a calcio che ora siede sui gradini più alti della scala calcistica femminile. Partita come attaccante nel Club Yoñé de La Garita, squadra delle Canarie, ed in quella sede convertitasi a portiere, viene in seguito ingaggiata dall’Atletico Madrid, per poi arrivare a difendere la porta del Real Madrid, passando per il Deportivo La Coruña.

E’ brava, Misa; è talmente in gamba che la voleva anche il Barcelona Femenì. Perchè è una giovane donna che si impegna, e gioca con passione. Già, la passione che l’ha sostenuta negli inevitabili sacrifici che una sportiva deve sopportare per raggiungere dei risultati di rilievo, è transitata, con molta naturalezza, in un’immagine pubblicata sui social.

Una donna di calcio osa

Misa ha messo la sua foto, mentre è intenta ad esultare, accanto a quella del giocatore della squadra maschile madrilena Marco Asensio, che sta tirando la sua maglia in un modo simile, con la stessa gioia scatenata con cui la stessa Misa la sta tirando.

E’ bella Misa, mentre strapazza la sua maglia. E’ bella perchè è piena di energia; è bella perchè è posseduta dalla felicità che esprime solo chi ama ciò che fa. E’ bella perchè è vera, senza pose. Ma si sa, entro certi limiti, la bellezza è soggettiva. E negli occhi di chi guarda una donna giocare a calcio, non sempre queste iniziative vengono viste come positive.

Foto di Tumisu by Pixabay

No, perchè decisamente Misa ha cambiato uno schema. Uno schema che vede il calcio maschile in una certa posizione, rispetto a quello femminile: ed ovviamente, questa posizione è di preminenza. Inutile negarlo: il calcio degli uomini è quello che ha dominato finora l’immaginario della gente, che ha incarnato i sogni di milioni di bambini, incantati dalle gesta di campioni strepitosi, in ogni angolo del mondo.

La donna, per la verità, aveva anche provato, circa un secolo fa, ad intraprendere una strada parallela a quella dei maschi, ma era stata tagliata fuori da una visione della società che ancora era decisamente sfavorevole, e che utilizzava la morale per giustificare quella che a tutti gli effetti era una segregazione.

Quindi il calcio delle donne era stato prima bandito, e successivamente, nel secondo dopoguerra, aveva assunto il carattere amatoriale da cui anche ai giorni nostri fatica ad affrancarsi. Ed un cambio è già avvenuto, seppure in modo decisamente parziale, ed in singoli paesi, come gli Stati Uniti, dove comunque le calciatrici tutt’ora lottano per una vera parità di diritti economici.

Una parità a parole

Sì, i fatti dimostrano che nel mondo cresce la sensibilità per il tema della parità dei diritti della donna in ogni ambito, quello sportivo compreso; quella parità che finora è rimasta spesso solo una dichiarazioni d’intenti. Del resto lo sa bene la donna italiana, che anche se gioca ai massimi livelli è giuridicamente una dilettante, come dimostra del resto il suo attuale trattamento economico e previdenziale.

Ma anche passando il confine a nord del paese e recandosi in Svizzera, la situazione non è molto diversa: le giocatrici della serie A e B elvetica, considerate a tutti gli effetti delle professioniste dal punto di vista del diritto del lavoro, spesso devono addirittura pagare per giocare. Ciò significa che anche la donna della confederazione, se vuole coltivare il suo sogno, deve mettere in conto di trovarsi un lavoro che non sia il pallone, se vuole avere un futuro.

Foto di Tumisu by Pixabay

In Spagna, dalla stagione 2021/2022, il calcio delle donne sarà professionistico. Le donne, almeno giuridicamente, avranno lo stesso status degli uomini. Forse anche per questo Misa si è sentita in diritto di postare quella foto, che la paragona al più conosciuto Asensio. Ma è stata coperta di insulti, da parte di uomini che pensano che lei non abbia diritto di essere considerata a tutti gli effetti una professionista del calcio.

Arroccati come giubbe blu nel loro ultimo fortino, difendono alla morte un concetto che, di fatto, non esiste più, se mai è esistito davvero. La donna non deve giocare a calcio, deve stare altrove, al massimo sugli spalti a tifare per gli uomini.

Ma lo sport è cambiato, il mondo è cambiato. E se questi signori vogliono girarsi dall’altra parte, facciano pure. Tanto il mondo andrà avanti, ed il loro fortino sarà sempre più circondato…

Foto di copertina di flaviopantera7 by Pixabay

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