Una nativa Navajo firma un contratto da professionista con gli OL Reign
Ha 22 anni, e sprizza gioia ed energia nella foto che correda l’articolo che il Navajo Times le ha di recente dedicato. Ed ha i suoi buoni motivi, dato che lo scorso luglio ha firmato, alla verde età di 22 anni, un contratto da professionista con la squadra americana degli OL Reigns, dove gioca anche la due volte campionessa del mondo Megan Rapinoe.
Ma la notizia non sta in questo, benchè non sia proprio da tutti ritrovarsi nella rosa di una delle più importanti squadre al mondo di calcio femminile.
Il fatto è che Madison Hammond, classe 1997, è la prima calciatrice di sangue Navajo ad entrare nel gotha del calcio mondiale. Non solo. Ma effettuando una ricerca in internet a proposito degli atleti nativi americani, a quanto riportato da Wikipedia quelli che si sono distinti nel panorama dello sport americano che conta (non numerosissimi), sono quasi tutti maschi; maschi sono anche gli unici due atleti che si sono distinti nel soccer; appartengono alla tribù Kiowa.
Madison invece non solo è riuscita ad emergere, ma ci è riuscita ad alto livello in un ambito prestigioso come quello calcistico.
Un’atleta multiculturale
L’appartenenza di questa atleta multiculturale (è per metà Navajo e per metà di origine africana) dà di sicuro prestigio ad un popolo la cui storia ha visto anche periodi oscuri, nel recente passato.
I Navajo di fatto facevano parte della nazione Apache, ed abitavano, ancora a metà dell’800, una terra che si estendeva dall’Arizona al Texas occidentale e dal Colorado al nord del Messico, dove erano conosciuti più per l’abilità nel coltivare la terra che per le loro gesta guerriere.

Entrati in conflitto con i colonizzatori ed usciti sconfitti dalla campagna di guerra nel 1864, subirono una deportazione a Bosque Redondo (dove rimasero per cinque anni in condizioni malsane); la loro popolazione venne sottoposta ad una marcia forzata di 300 miglia a piedi, che causò anche la morte di alcuni soggetti più deboli.
Un momento ancor più difficile per i Navajo
Quanto poi ai giorni nostri, il momento non è certo dei più favorevoli. I Navajo vivono in un contesto di economia non esattamente florida, e le opportunità per cambiare in meglio la propria vita non abbondano di sicuro.
Su questo contesto si è da ultimo inserita la pandemia. Un tragico picco nel mese di maggio 2020, con 4.000 casi su una popolazione di poco meno di 174.000 persone; poi la seconda ondata, che nel mese di novembre 2020 ha visto un tasso di positività che ha superato il sedici percento delle persone testate, in un contesto di difese immunitarie basse, di difficili condizioni igieniche (l’acqua corrente manca al 30-40% dei residenti) e di strutture sanitarie scarse quando non del tutto assenti (si può vedere tra gli altri, l’articolo pubblicato a maggio 2020 su Positano news).

Di certo c’è un grande bisogno di notizie positive, e l’ingaggio di Madison Hammond da parte della squadra di Tacoma lo è, senza dubbio. La calciatrice ha detto che “firmare quel contratto è stata una sensazione incredibile”. In effetti per lei , come per molte altre ragazze nel mondo, il calcio è stata una costante della propria vita, quando tutto il resto cambiava.
Lottare per il proprio sogno
Madison, nata a Phoenix, ha imparato il calcio ad Albuquerque, mostrando il suo potenziale fin dall’età di sei anni. Ha affrontato la sua carriera con decisione, superando gli inevitabili momenti difficili, che per una nativa americana possono essere anche maggiori della media.
La stessa Madison infatti ha dichiarato che “per molte persone di colore in America è difficile lottare per il proprio sogno” ed ha raccontato che frequentare l’università a Wake Forest, a predominanza bianca, ha contribuito a renderla più sicura sulla questione razziale, spingendola a parlarne maggiormente.
Lei stessa poi, è perfettamente cosciente che per i nativi e le persone di colore in genere, vedere qualcuno come loro che ha realizzato il proprio sogno può essere importante.
Il mondo del calcio femminile è in movimento, e qualche pregiudizio secolare comincia finalmente ad incrinarsi. Chissà che il cammino importante fatto dalle donne in uno sport che le ha sempre viste ai margini, non possa portare idee nuove anche sul fronte dell’integrazione delle razze e delle pari opportunità, a prescindere dal colore della pelle.
Uno dei problemi maggiori delle calciatrici in particolare, è il fatto di non avere grandi figure del passato in cui identificarsi: del resto quanto più una realtà è difficile, tanto più importanti sono i sogni da coltivare, spesso in barba alla razionalità ed al buonsenso. E figure come Madison possono certamente essere decisive.
Foto di copertina di leezathomas099 by Pixabay