Partita “in giallo”

di Marco Tamanti

Il Lugano reclama un rigore decisivo nella partita contro il Grasshopper Zurigo

Certi incontri filano via lisci, a prescindere dall’esito, a prescindere dal punteggio. Certi altri un po’ meno. E la partita di mercoledì sera scorso, non è una di quelle che ti butti dietro le spalle con serenità.

Un’altra sconfitta per Lugano, la ventitreesima in ventisei gare. Solo che questa brucia più della media, più che altro per qualche perplessità nella condotta arbitrale, con qualche ammonizione di troppo soprattutto nel finale, quando qualche episodio a favore poteva determinare un risultato diverso per le maglie bianconere.

L’inizio della partita non è degno di particolare nota: è il Grasshopper a fare il gioco, ma non ne scaturisce alcuna azione pericolosa per Ubaldi. Il problema è che, come ancora troppo spesso accade, al primo vero affondo il Lugano prende gol: su un tentativo di attacco di Carp, al 10′ Rauber conquista la sfera e passa alto per Hofer; Hubler scatta veloce sulla sinistra ed alza la mano per chiedere la palla, che la centrocampista le serve alla perfezione.

Il Grasshopper va in vantaggio

Tutti a quel punto, compresa Ubaldi, si aspettano un cross per Csillag: invece ne scaturisce un tiro che si insacca nel sette sul primo palo, sorprendendo l’estremo difensore luganese, che pure prova ad opporsi. Il Grasshoppers però non si getta in attacco in modo convinto, ed il gioco ristagna più che altro a centrocampo. Le rare incursioni sulla sinistra di Hubler sono neutralizzate bene da Stella Suter.

Del Grasshopper colpisce l’organizzazione di gioco, che fluisce bene anche se la squadra biancazzurra non possiede palleggiatrici fini come Petrova, che nel Lugano distribuisce sempre dei bei palloni; vero è purtroppo che le zurighesi fanno valere la loro maggior potenza fisica, e si vede soprattutto a centrocampo, quando spezzano i tentativi delle bianconere di costruire il gioco.

A dire il vero sono anche brave a tirare da lontano: lo dimostra al 27′ Celia Hofer, che scaglia da una trentina di metri un tiro che Ubaldi è brava a mandare a sbattere sulla traversa, evitando il raddoppio. Al 30′, Suter viene ammonita per aver impedito la ripartenza di Brülhart, tirandole la maglia.

Il ritmo della partita non decolla, e si ha tutta l’impressione che la prima frazione di gioco possa terminare sul vantaggio di misura per il GZ; infatti il Lugano prova qualche incursione con Carp e Petrova, ma senza incidere molto.

Ma a cambiare di colpo le cose ci pensa la capitana delle biancazzurre, Caroline Müller, che al 38′ ruba una palla a Petrova sulla trequarti luganese, dribbla Andersson ed incrocia di sinistro : Ubaldi non ci arriva, è 0 a 2.

Foto di blickpixel by Pixabay

Il Lugano riapre la partita

Nella ripresa il Lugano appare più propositivo e maggiormente aggressivo sul piano fisico. La difesa delle bianconere, come nel primo tempo, fa un lavoro di buon livello, con Andersson e Tonelli che presidiano bene l’area e Gianotti sempre grintosa e precisa negli interventi.

E’ invece Ubaldi (apparsa in crescita) ad essere brava ad uscire su Fiona Hubler, pronta ad insaccare di testa su un preciso cross anticipato di Ljustina. Ma il calcio è bello proprio per la sua imprevedibilità: invece del gol della sicurezza per il GZ, arriva quello che riapre i giochi per il Lugano. Cristina Carp, non molto prolifica ultimamente, torna al gol e ne fa uno bellissimo al 57′, dal limite destro dell’area su lancio in verticale di Petkova.

Il Lugano comincia a credere di poter raddrizzare la partita, e comincia a farsi sentire di più in avanti, dove la difesa del GZ fatica sempre più a contenere Andreoli sulla fascia destra. Grasshopper prova a tirare di nuovo da lontano con Hubler, il cui sinistro a parabola si schianta sulla traversa. Ubaldi al 69′ è brava a deviare in corner un’altra “bomba” da fuori, questa volta della capitana Müller, che poco dopo riprova, ancora senza successo.

La partita va verso il finale con ribaltamenti di fronte e un ritmo di gioco più alto. Negli ultimi minuti è il colore giallo a dominare la sfida; sul taccuino del direttore di gara finiscono ben in quattro, e tutti del Lugano: prima l’allenatore dei portieri Andrea Pasquot (84′), seduto in panchina, poi in rapida successione Lora Petrova, Johanna Verissimo Seca e la capitana Sara Tonelli.

Finale amaro

Ma succede al 91′ l’episodio che fa più discutere, e che potrebbe cambiare il corso della gara: innescata da Petrova, Mathilda Andreoli si incunea in area pericolosamente, contrastata da Steinmann (che ha sostituito al 61′ Brülhart), che allarga il braccio destro all’altezza del collo dell’esterno destro del Lugano, che ruzzola in area; il penalty potrebbe starci, ma l’arbitro è di diverso avviso. Le proteste della panchina bianconera, che vorrebbe l’assegnazione della massima punizione, sono molto decise.

La sensazione che rimane al fischio finale è che, anche se il Grasshopper ha fatto vedere qualcosa in più rispetto al Lugano, il pareggio non sarebbe stato tutto sommato un risultato ingiusto, ed avrebbe reso merito al grande lavoro di mister Antonelli e delle sue ragazze. Ma ci vuole la partita “giusta”: quella contro il GZ evidentemente non lo era.

Foto di copertina di planet_fox by Pixabay

Ti potrebbe interessare

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More

Translate »