Ben detto, Adriano !

di Marco Tamanti

Adriano Galliani ed il calcio femminile

Fa piacere sentire certe affermazioni. Credo che il calcio femminile abbia bisogno, ed avrà bisogno ancora per molto tempo, di persone che parlino a suo favore, qualunque esse siano.

Però ci sono persone che nel calcio hanno tracciato un solco profondo, ed il loro nome, al di là dei colori delle maglie e del tifo connesso, suscita rispetto. E non sono per forza giocatori, a volte sono stati dirigenti che hanno portato squadre importanti a traguardi che sono rimasti nella storia.

Uno di questi è Adriano Galliani, che nel periodo fra il 1987 e il 2010 ha contribuito a portare il Milan a vincere trofei non solo italiani, ma anche europei e mondiali.

Adriano Galliani ha citato nientemeno che il contesto femminile statunitense, augurandosi che anche in Italia possa esserci una crescita di tutto il movimento. Al di là delle parole positive, che di certo fanno piacere, la mia mente è andata al recente incontro fra Utah Royals FC e Portland Thorns FC, che ho visto alcuni giorni fa. Appena posso, cerco di “mettere il naso fuori casa” per vedere qualche incontro di campionati esteri, in particolare del campionato USA in questo periodo, e devo dire che ne vale francamente la pena.

Un Adriano Galliani al “femminile”

In una recente intervista, Adriano Galliani ha dichiarato di essere “molto favorevole al calcio femminile”. Non so se contribuisca il fatto che personaggi di un certo calibro vengono interpellati più di frequente da testate giornalistiche sportive o da siti web (sempre più numerosi) dedicati al calcio femminile, ma fatto sta che sempre più persone del mondo calcistico hanno un atteggiamento positivo, almeno nelle dichiarazioni, verso il movimento delle donne.

Adriano Galliani ha citato nientemeno che il contesto statunitense, augurandosi che anche in Italia possa esserci una crescita di tutto il movimento. Al di là delle parole positive, che di certo fanno piacere, la mia mente è andata al recente incontro fraUtah Royals FC e Portland Thorns FC, che ho visto alcuni giorni fa. Appena posso, cerco di “mettere il naso fuori casa” per vedere qualche incontro di campionati esteri, in particolare del campionato USA, in questo periodo, e devo dire che ne vale francamente la pena.

Effettivamente quella partita, senza essere stata memorabile, ha mostrato un livello tecnico tutto sommato non così distante da quello del calcio maschile professionistico, o perlomeno non distante come qualcuno potrebbe aspettarsi. Al di là del pareggio per 1 a 1, è stata una partita divertente e ricca di spunti, combattuta fino all’ultimo.

Foto di ChaosSoccerGear by Pixabay

Un differente impiego di mezzi

Certamente il campionato femminile americano non può paragonarsi al nostro, almeno per ora. Basterebbe verificare gli stipendi percepiti dalle atlete americane, che sono professioniste: senza disturbare Alex Morgan, il cui stipendio è di 400.000 $, che diventano 4,6 milioni con gli accordi commerciali con gli sponsor, queste atlete comunque possono vivere solo del loro talento calcistico.

Non conosco le cifre esatte, ma gli investimenti di certo sono importanti, e per di più una legge del 1972, il Title IX, obbligava le scuole superiori e le università americane, che sono la reale fucina dei campioni americani, ad investire nello sport femminile lo stesso ammontare di fondi dedicato allo sport maschile.

Un piccolo ma significativo paradosso

Eppure questo ingente impiego di mezzi non è bastato a mantenere nel circuito statunitense la giocatrice francese, Amandine Henry, come lamentato da Steve Baldwin, “patron” delle Washington Spirit, che ha dichiarato che la volontà di mantenere la giocatrice francese nella sua squadra è stata frustrata dalla superiore offerta economica presentata dal Lione di Jean-Michel Aulas, che ha fatto della compagine femminile francese un’eccellenza del panorama mondiale.

Non può non tornarmi alla mente il percorso del Milan di Silvio Berlusconi, che con Adriano Galliani per vent’anni fece recitare alla squadra rossonera un ruolo di primo piano a livello mondiale. Un periodo memorabile, creato certamente con degli investimenti economici senza precedenti per allora, ma in cui ebbero un ruolo determinante anche una grande capacità di programmazione ed una passione gigantesca, che si vede sul viso di Galliani anche ai giorni nostri, in cui quell’avventura con il Milan è finita. La stessa passione e dedizione che Aulas mette nel portare avanti il progetto Lione.

Ecco, al di là degli investimenti economici, forse in Italia serve una sorta di “mecenate” che si appassioni al calcio delle donne, e che si ponga come obiettivo quello di vincere in Europa, facendo la storia, e creando un esempio per altri da seguire, un precedente. Serve una compagine che “dia la scossa” al sistema, accelerando sulla strada delle vittorie internazionali. Senza attendere per forza che la mentalità collettiva, che pure sta cambiando, si adegui e spinga perchè il femminile sia più di alto livello. Senza attendere che la federazione decreti che nel calcio le donne sono diventate la priorità.

So che forse non è molto realistico ciò che sto dicendo: ma a volte tenendo i piedi per terra per forza, non si va molto lontano.

Foto di copertina di Save The Dream from Doha Qatar

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