Capitana, mia capitana

di Marco Tamanti

Valentina Giacinti, ex capitana del Milan, in prestito alla Fiorentina

La foto che ho scelto non è casuale. La mascherina nera ti copre il volto per metà, cancellando l’espressione del tuo viso. Ma si vede lo stesso che sorridi, capitana, i tuoi occhi parlano per te.

Quel sorriso ha fatto innamorare tantissimi di noi, appassionati del pallone al femminile, almeno tanto quanto le tue grandi giocate ed i tuoi gol, belli e decisivi.

Una bellissima storia

Una bellissima storia d’amore, con il Milan e i suoi tifosi. Una storia iniziata anni fa, quando il Milan, per entrare nel calcio femminile, aveva acquisito il titolo sportivo dal Brescia, dove tu giocavi. Da un certo momento in poi, non si poteva dire Milan senza nominare Valentina Giacinti, che sarebbe presto diventata la sua capitana.

E non importa che la squadra vincesse per forza. Tu eri sempre lì davanti, e gran parte del gioco passava attraverso di te, e vederti giocare era un piacere, anche quando le gare, per mille motivi, non andavano per il verso giusto. Tu il tuo segno lo lasciavi sempre, anche se la palla non la buttavi dentro. Poteva essere un assist, poteva essere un rigore procurato, oppure semplicemente un modo tutto tuo di interpretare l’azione, di portarti dietro i difensori per creare spazio per le compagne.

Il Milan non era solo Giacinti, ma da Giacinti non poteva prescindere. Almeno così tutti pensavano.

Invece in questa storia, qualcosa si è inceppato. Forse il rapporto con il mister Ganz non era più molto semplice. Forse, chissà, non lo è mai stato. Non in molti, credo, avrebbero pensato però che il tutto finisse prima con una “separazione in casa”, e poi con il rischio di un vero e proprio “divorzio”.

La capitana verso il divorzio ?

Hai parlato, in una recente intervista, delle ragioni che hanno causato la distanza fra te e quel contesto in cui fino a quel momento ti eri trovata bene; o perlomeno, di come il contrasto si è manifestato. E non dev’essere stata cosa da poco, se è poi sfociato nella revoca della fascia da capitana.

Non è che si voglia per forza prendere le tue parti, o quelle del mister. Già, perchè tutto sommato i torti e le ragioni poi alla fine perdono di significato, passano in second’ordine. L’importante, quello che resta poi negli occhi dei tifosi, è il fatto che la maglia che indossi non è più quella di prima, non è più quella rossonera.

Foto di MustangJoe by Pixabay

E si sa che il calcio delle donne attualmente non muove i sentimenti dei tifosi come fa quello maschile. In un caso così, si sarebbe molto parlato di torti e ragioni, di carattere del calciatore, di atteggiamento giusto o sbagliato dell’allenatore e della società. E le firme più o meno grandi del giornalismo di settore avrebbero fatto a gara nel produrre ipotesi e tesi, nello sfornare l’analisi più dettagliata ed attinente ai fatti, reali o supposti tali.

Invece si sa: tutto nel femminile avviene in sordina, senza troppo clamore. Ma le dinamiche non sono poi così diverse. Alle campionesse ci si affeziona, ed alcune di esse sono proprio delle vere e proprie bandiere: come si dice, “merce rara”. Proprio così, qualcosa che nel maschile si è ormai perso, a favore di qualche milione di euro in più sul conto corrente del top player di turno. Tu sei una di quelle bandiere, ed anche per questo mancherai così tanto ai tifosi rossoneri.

Mancherà la capitana Giacinti

Mancheranno i tuoi gol, i tuoi movimenti, i tuoi assist. Ma mancherà anche quel modo tutto tuo di stare nel Milan; quell’atteggiamento “familiare” con cui approcciavi i tifosi, e quel tuo modo composto di arrabbiarti quando ti buttavano per terra e l’arbitro non ti dava il fallo, e seduta sul prato sollevavi un poco le mani davanti al petto con sguardo stranito, come a dire: “ma non fischia ??”

Mancherà anche quella tua energia, che pareva non esaurirsi nemmeno nei minuti di recupero, con la felicità della capitana pronta ad esplodere in caso di gol.

Queste cose non fanno parte della tecnica calcistica, e nemmeno della potenza muscolare: no, queste sono le cose che vanno sotto la voce “sentimenti”, le sensazioni che vengono innescate da ciò che tu sei ancor prima che da ciò che tu fai. Come quel sorriso, che neppure la mascherina riesce a nascondere.

E’ anche questo che i tifosi sperano di riavere a giugno, se il confronto con la società rossonera sarà positivo. Perchè non è difficile avere in squadra un’altra attaccante di grande livello. Il difficile è avere un simbolo: uno di quei simboli che finalmente stanno sempre più caratterizzando il calcio femminile moderno.

Foto di copertina su licenza Imago

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