Errori

di Marco Tamanti

Gli errori sul campo ed il ritardo del movimento femminile

Sento spesso gli uomini dire che il calcio femminile è molto diverso da quello maschile. Oggettivamente, è vero. Se guardiamo l’aspetto fisico, è indubitabile. Questione di dimensioni del corpo, come la maggiore altezza, o di maggior massa muscolare, che conferisce inevitabilmente una maggiore potenza. No, a meno di ricorrere a manipolazioni genetiche, in media le calciatrici non raggiungeranno mai i colleghi uomini sotto questo aspetto.

Ma la mia sensazione però, è che la questione sia ben altra. Tempo fa, al telefono, un mio caro amico, cui avevo confidato la mia passione per il calcio femminile, fece un commento che mi fece riflettere non poco. Commentava alcune azioni di una partita di calcio femminile che aveva avuto occasione di vedere in tv (quindi calcio di alto livello), ed era divertito dagli errori commessi dalle calciatrici. In particolare, da quelli dei portieri: sosteneva che errori così clamorosi nel calcio maschile erano impensabili.

Non dovete però pensare che quel mio amico sia un retrogrado maschilista: anzi, tutt’altro; posso assicurarvi che è persona molto rispettosa delle donne in generale, loro diritti compresi. Quindi quel discorso sugli errori, da dove deriva ?

Mi viene da pensare che probabilmente è semplicemente mancanza di informazione. Calcio maschile e femminile hanno avuto due storie diametralmente diverse, anche se guardiamo alla progredita Europa, che a pensarci bene, alcuni decenni fa tanto progredita poi non era.

Il movimento soffocato

Guardiamo innanzitutto in casa nostra. All’inizio del secolo scorso si erano sviluppate più iniziative (spontanee) in Italia, per venire incontro all’esigenza manifestata dalle donne di dire la loro nel mondo del pallone. Forse proprio perchè il regime che in quel tempo governava il nostro paese, spingeva lui stesso perchè il popolo italiano praticasse sport.

Foto di Engin_Akyurt by Pixabay

Già, ma la parola “sport” era diversamente declinata, a seconda che si trattasse di maschi o di femmine ed il calcio si accordava bene al maschile, ma assai male al femminile, almeno secondo la morale dei tempi. Sconveniente per le donne. Già, il calcio rischiava di danneggiare il fisico delle donne, che nella società dovevano ricoprire ben altri ruoli che quello di giocatrici.

Quindi nel 1933 fu sancita per le donne, da parte del CONI, la proibizione ufficiale di prendere parte a tornei di calcio, e perfino a singole gare. Alla luce di questo fatto, gli errori delle calciatrici di casa nostra appaiono di colpo più plausibili, visto che il movimento calcistico femminile non solo non è stato incoraggiato, ma di fatto è stato apertamente contrastato, e non solo negli anni venti e trenta del secolo scorso.

E non bisogna pensare che il problema fosse frutto di una mentalità italica particolarmente arretrata. Perchè la stessa identica dinamica avveniva, più o meno negli stessi anni, anche in Inghilterra, dove addirittura il movimento femminile, nel corso degli anni venti, cominciava a riscuotere un largo consenso di pubblico. Erano circa centocinquanta le squadre e migliaia gli spettatori che si recavano più che volentieri a vedere le donne sfidarsi. Il 5 novembre del 1921 la Football Association semplicemente vietò alle società di concedere alle calciatrici l’utilizzo degli impianti sportivi.

Anche la Germania fa i suoi errori

Lo stesso accadde in Germania. Innanzitutto, venne vietato di fatto alle donne di giocare, ancora una volta usando il solito espediente di impedire alle signore l’utilizzo degli impianti. Nel caso tedesco però ci si spinse un po’ più in là, prevedendo per le società calcistiche un esplicito divieto di organizzare eventi che avessero come protagoniste le donne.

Foto di geralt by Pixabay

Ma l’elemento che colpisce, è la data in cui ciò accadeva: il 30 giugno del 1955, vale a dire ad oltre trent’anni dai divieti imposti dagli inglesi. Evidentemente il tempo trascorso non aveva portato grandi ventate di novità nel modo di pensare degli uomini dei tempi.

Già. E’ capitato anche a me di sorridere (bonariamente) di fronte ad una “papera” di un portiere di una squadra femminile, magari in un momento cruciale della partita. Ed errori di questo tipo, purtroppo, il calcio delle donne ne mostra. C’è un gap di preparazione evidente, rispetto ai signori uomini. Ma si spiega facilmente, se si guarda a quanto tempo è passato tra quei divieti ed il riscontro odierno che il calcio femminile sta ottenendo.

Cento anni nelle retrovie

E’ trascorso quasi un secolo, e cento anni sono tanti. Non sono stati cento anni di fermo assoluto, di certo. Ma sono stati anni in cui il calcio femminile ha subito una vera e propria segregazione; come dimostra il fatto che in Germania alla fine degli anni cinquanta si dovevano tenere partite non ufficiali, per non fare scomparire il movimento femminile.

Come dimostra anche il mancato interesse dei media, italiani ma non solo, che ha determinato il fatto che le imprese delle calciatrici di tutto il mondo quasi mai hanno raggiunto il grande pubblico degli sportivi attraverso i televisori. In Italia solo con il mondiale di Francia del 2019 i nomi delle calciatrici più importanti sono cominciati a circolare sulle bocche dei calciofili.

Del resto il problema potrebbe essere tutto qui.

Perchè se nessuno parla di te, di fatto non esisti. E se si degnano di farlo, spesso è per commentare i tuoi errori.

Foto di copertina di JeroenRenders by Pixabay

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